SABATO 17 OTTOBRE - ORE 21:00

CHIESA MADONNA DEL POPOLO - ROMAGNANO S. (NO)

lucilla giagnoni &ensemble triacamusicale

Teresa De Avila e la Spagna del Siglo de Oro


Lucilla Giagnoni


Ensemble Triacamusicale

Nuria Sanromà Gabàs, cornetto rinascimentale

Denise Mirra, viola da gamba tenore

Noelia Reverte Reche, viola da gamba basso

Mara Colombo, viola da gamba basso

Josep Maria Martì-Duran, vihuela - chitarra

Roberta Pregliasco, trombone rinascimentale

Federico Demarchi, organo piccolo e spinetta

Matteo Rabolini, percussioni  


Voci: 

Ilaria Zuccaro, Vittoria Novarino, Enrico Veglio,
Paola Ferracin,  Fulvia Campora


Tecnici audio e Autori delle luci:    

Carlo Villa e Massimiliano Giavazzi

 



Giuseppe Bazzani (1690-1769) The Ecstasy of St Therese

Teresa d’Avila, Santa Teresa del Gesù, nasceva 500 anni fa in Spagna. Divenne Santa senza aver fatto miracoli. Fu la prima donna Dottore della Chiesa senza aver mai scritto trattati di teologia. Di certo fu una donna d’azione, suora carmelitana riformò il suo ordine e fondò monasteri in tutta la Spagna. Ma fu una mistica, forse La mistica per eccellenza. Scrisse molto. Visse molto. Dalla sua vita, dalla scrittura, dalle visioni ho tratto questo testo, che parla di Teresa e del suo rapporto con Dio, con le sorelle, con se stessa. Ho pensato di raccontare di Teresa in tre atti: la sua vita quotidiana, perché come lei scrive «Staccarsi da tutto ciò che è corporeo e ardere continuamente d’amore va bene per spiriti angelici, ma non per noi che viviamo in corpi mortali». Il momento dell’ardore delizioso, del rapimento, delle visioni. Infine la poesia che trovò nella sua esperienza e che ci ha lasciato nei suoi scritti. Tutto affidato all’interpretazione di Lucilla Giagnoni.  Maria Rosa Panté



Teresa De Avila e la Spagna del Siglo de Oro


La musica del Siglo de Oro, che  interpreterà in questo spettacolo uno spaccato della Spagna del XVI secolo , lungo il decorso della vita di Teresa d’Avila - nata il 28 marzo 1515 e morta ad Alba de Tormes il 15 ottobre 1582- costituisce la perfetta sintesi musicale e poetica di una civiltà, quella iberica, dalle multiformi sfaccettature culturali:  se da un punto di  vista politico la Corte di Valencia, uno degli ultimi Regni strappati agli Arabi, dove lo stesso “cattolicissimo” Fernando d’Aragona governa con la moglie Germaine de Foix,  esprime esigenze di controllo e omologazione, nel campo culturale costituisce il fulcro di una sintesi in cui  la componente  spagnola si integra con quella islamica ed ebraica in un rapporto di reciproco scambio. Una perfetta sintesi di componenti diverse, amalgamate da poeti  e musicisti del calibro di Mateo Flecha el Viejo (1481-1553), Juan Vasquez (1500- Sevilla 1560), Antonio Cebrian (ca. 1520) Cristòbal de Morales  (Sevilla, 1500 - Marchena, 1553) Francisco Guerrero (1528-1599). L’immediata percezione del legame profondo tra Stato e Religione nella Spagna cattolica al tempo dei sovrani Asburgo ci viene trasmessa, in una visione di fastosa magnificenza, in un quadro di El Greco,  intitolato Il sogno di Filippo II, conservato al Monastero di San Lorenzo all’Escorial:  Filippo vi appare isolato ed austero nelle sue vesti nere, tra il turbinio cromatico delle tuniche angeliche e dei paramenti sacri, come intermediario prescelto e privilegiato fra Cielo e Sudditi. La Spagna aggregandosi come Stato cattolico contro le sue maggiori disunità e conflittualità interne, mori ed ebrei, aveva dovuto scegliere tra la sua propensione naturale, per geografia e storia, verso l’Africa e l’Oriente, o tornare a farsi europea, trovando nell’unità della Fede, nell’appartenenza religiosa e nell’appoggio della Chiesa, il modus per entrare nella civiltà occidentale facendosi Cristianità militante. L’influenza spagnola incominciò a diventare massiccia e capillare in tutta Europa nel momento in cui, a partire dal suo matrimonio con Isabella del Portogallo nel 1526, Carlo V decise di spostare il baricentro dei suoi domini in Spagna, soggiornando a Valladolid, dove nacque Filippo, a Granada o a Madrid, facendovi educare i suoi figli e creando la corte dell’Infante in queste residenze reali. Inizialmente fu proprio la cultura musicale fiamminga ad estendersi a macchia d’olio in tutta Europa grazie allo strapotere imperiale. La sua Capilla Flamenca, erede diretta della Cappella Ducale di Borgogna, lo seguiva in tutte le tappe dei suoi viaggi europei, fermandosi poi a Madrid e affiancandosi alla Capilla Real spagnola come istituzione permanente. Tutti i più grandi polifonisti sacri e profani fiamminghi vi confluirono, come Nicolas Gombert e Thomas Crecquillon, gli spagnoli Cristobal de Morales, l’organista Antonio de Cabezon nonchè molti altri musicisti, virtuosi d’arpa, vihuela e viola. Ma l’anima profonda della musica spagnola, dai canti profetici e trascendenti della antica Sibilla, alle sonorità moresche e giudee, alle romances e villancicos dei Cancioneri de Palacio, fino alle variazioni su basso ostinato delle danze popolari come canarios e folias, passacalles e ciachones, jacaras eseguidillas e tutta l’arte della diminuzione su canzoni profane, come un fiume carsico attraverseranno tutta l’età barocca,  anche in ambito cortigiano sotto mentite spoglie di Suites e Concerti. Tutto questo pulsare intimo e sotterraneo difficilmente Filippo l’avrà amato, anche se probabilmente l’avrà conosciuto nelle Glosse e nei Recercadas colti per viola e vihuela, come quelli pubblicati da Diego Ortiz  nel 1553, nel suo Trattado de glosas sobre clausulas. Anche Teresa  si rappresenta esponente sublime del Siglo de Oro, al centro di un crocevia di pensieri e concezioni di un  mondo che cambia, che la vedono accanto a Montaigne, a Spinoza e Cervantes. Un tempo di guerre, di lacerazioni della Chiesa, di miseria e paura,  tra fanatismo e fede, in cui Teresa, monaca di clausura, cammina per le strade polverose della Spagna e va sempre dove Dio la vuole, come un fiume che porta con sé tutto ciò che incontra e che da cinquecento anni disseta con le sue parole coloro che cercano la pienezza della vita. “Come un castello dove ci sono sette stanze, siamo noi il castello e nella stanza più interna c’è Dio”. 


LUCILLA GIAGNONI


Ha frequentato negli anni ottanta la Bottega di Vittorio Gassman a Firenze dove, oltre allo stesso Gassman, ha incontrato e lavorato con grandi personaggi come Paolo Giuranna e Jeanne Moreau. Dal 1985 al 2002 lavora e collabora all’attività del Teatro Settimo, compagnia teatrale torinese diretta da Gabriele Vacis, partecipando alla creazione di quasi tutti gli spettacoli prodotti dal teatro stesso. Dopo anni di teatro e importanti collaborazioni si dedica alla creazione e produzione dei propri spettacoli. Da più anni è impegnata in attività didattica e di formazione per ragazzi e adulti. È sposata con il musicista Paolo Antonio Pizzimenti e ha una figlia di nome Bianca con i quali vive a Novara.



Ensemble Triacamusicale


L’Ensemble vocale e strumentale Triacamusicale dal 1995 svolge attività concertistica e di ricerca nella musica antica privilegiando repertori e autori di raro ascolto facendo riferimento alle fonti storiche quali veicolo per la prassi esecutiva. Oltre all’attività concertistica nell’ambito di importanti Rassegne e Festival dedicati alla musica antica, Triacamusicale ha avuto riconoscimenti a livello Nazionale e Internazionale partecipando a Concorsi di alto prestigio (40° Concorso Internazionale di Canto Corale “G. Seghizzi” di Gorizia, 40° Montreux Choral Festival). Nel 2002, in quintetto vocale, ha realizzato il CD natalizio “Gaudete!” in collaborazione con il Quintetto di Ottoni Brass Express dell’Orchestra Sinfonica Nazionale Rai di Torino e nel 2007 il CD dedicato all’opera polifonica del compositore boemo Kristof Harant (1521-1564). 

L’Ensemble si esibisce all’interno di vere e proprie rappresentazioni teatrali/musicali in cui sinergie tra espressioni artistiche diverse si incrociano con le più attuali forme di comunicazione multimediale collaborando con attori e diversi ensemble strumentali. 


Maria Rosa Panté


Laureata in Lettere classiche, insegnante, ha pubblicato una raccolta di liriche “L’amplesso retorico. Voci femminili dal mito”, Ed. Campanotto, finalista ai concorsi Alfonso Gatto e Gaetano Viggiani, menzione d’onore al premio “Lorenzo Montano”. Nel 2006 ha pubblicato il libro di racconti “Noi che non fummo Muse”, Editrice Manni. Nel libro è contenuto un racconto su Marina Gamba, compagna di Galileo Galilei, rappresentato a Pino Torinese nell’ottobre 2007 nell’ambito della rassegna teatrale delle colline torinesi “Cultura e scienza” a cura di Maria Rosa Menzio. Collabora alla scrittura dei testi teatrali per gli spettacoli dell’attrice Lucilla Giagnoni. Sue poesie e suoi racconti sono presenti in molte antologie letterarie.


Programma musicale

in fase di definizione