DOMENICA 18 GIUGNO - ORE 21:00

ZUCCARO - VALDUGGIA (VC) CHIESA DEI SS. ANDREA E GAUDENZIO

Evento realizzato in collaborazione con

DUFAY EN ITALIE /                               ENSEMBLE GRAINDELAVOIX


DUFAY EN ITALIE • POLIFONIA MEDIEVALE

Ensemble vocale Graindelavoix

Björn Schmelzer, direzione

 

Espone per GAUDETE! IN ARTE

DIEGO PASQUALIN

GAUDETE! in ARTE
IANUA COELI | IANUA INFERI

curatore: Diego Pasqualin



ENSEMBLE GRAINDELAVOIX

 


Nessun compositore sembra più vicino alle arti visive, allo sviluppo artistico e alle invenzioni del suo tempo come Guillaume Dufay (1397 ca – Cambrai 1474). Conosceva Brunelleschi e Leon Battista Alberti che hanno introdotto la prospettiva in pittura e quest’ultimo fu a servizio, insieme a Dufay, presso la corte papale, in esilio a Firenze nell’anno 1430. Nello stesso momento in cui Dufay fu impegnato presso la città e la cappella papale, gli scultori Donatello e Luca Della Robbia operavano parimenti a Firenze. Il celebre episodio della consacrazione della Cattedrale nuovamente edificata e inaugurata il 25 marzo 1436 per la quale Dufay compose il mottetto Nuper rosarum flores, mostra a che punto la musicologia consideri la musica medioevale come architettura e l’architettura come “la musica delle pietre”. Certamente, la musica medioevale riguarda la matematica, la geometria, le proporzioni e l’astrazione. Immaginiamo quindi “uno spazio di risonanza” come lo definisce A. Chastel, eminente storico dell’arte francese; concentriamoci sugli elementi contenuti in questo spazio sonoro cercando di inoltrarci in quelle corrispondenze che agiscono a livello di flusso energetico e che trascendono le epoche. Osservando le sculture di Donatello e di Della Robbia che movimentano le cantorie situate ai due lati del coro del Duomo di Firenze, non si può che rimanerne affascinati. Da queste balconate l’assemblea poteva ascoltare i mottetti di Dufay e ammirare in egual misura le sculture e i bassorilievi. Anche se noi non sappiamo nulla dei cantori, ne conosciamo comunque i nomi: al di fuori di un italiano e di uno spagnolo, la maggior parte erano franco-fiamminghi. Della Robbia ha ritratto in scultura questi giovani cantori e sulla cantoria di Donatello figurano dei “putti” che danzano e si tengono per mano agitando ghirlande di foglie: sono gli elementi visivi che accompagnano l’interpretazione dei mottetti di Dufay. Era questa la musica che esaltava i movimenti coreografici scolpiti nel marmo bianco delle cantorie? Questi bimbi e angioletti cantanti e danzanti erano una visione della sensazione sonora provocata dalle nuove composizioni di Dufay sul pubblico fiorentino? Infine, si può immaginare che musica e scultura condividessero le “energie” proprie di queste opere d’arte e di devozione, necessarie a creare lo “spazio di risonanza”? Il Dufay che GRAINDELAVOIX cerca di far rivivere non è quello dei grandi spazi matematici né della struttura globale ma quello del gesto intimo e della complessità delle emozioni. Nonostante queste balconate non siano più presenti oggi, ci ritornano sensibilmente udibili, attraverso la linea della danza, parametro onnipresente in tutti i mottetti di Dufay. Pittura, scultura e mottetti di Dufay sono delle linee di pensiero che non richiedono particolare sensibilità per essere percepite: la loro forma concettuale si trova nella partitura, nel diagramma musicale. È dunque compito degli interpreti saper rendere questo concetto percepibile da un punto di vista emozionale. Pertanto i mottetti di Dufay creano dei misteri totalmente immanenti, palpabili, tattili, sensibili che non possono essere spiegati come un dogma dai teologi. Per questi mottetti l’arte del canto e dell’interpretazione è di rendere nello spazio di un istante ciò che sembra impossibile, paradossale o misterioso, spontaneo come la sensazione stessa resa al suo stadio precosciente. Cosa si può immaginare di più appropriato e di più forte per la musica oggi?

 


BJÖRN SCHMELZER, direzione

Ha studiato antropologia e musicologia e si è specializzato nei repertori vocali e nella prassi esecutiva concentrandosi sulle tradizioni del mondo mediterraneo, del sud Italia, Spagna, Portogallo e Marocco. Si è interessato a diverse tradizioni vocali provenienti dal Medioevo e alla loro evoluzione nelle epoche successive. Ha scritto per riviste letterarie, periodici specializzati e pubblicazioni accademiche. Attualmente sta preparando un’opera dedicata alla prassi vocale. Nel 2011 diventa il primo “Creative Fellow in Musicology”, un progetto di collaborazione tra il Festival Oude Muziek Utrecht e il Centro di Studi Classici dell’Università di Utrecht. È direttore artistico di Graindelavoix, ensemble di musicisti che intendono cimentarsi nella dimensione dialettica tra esecuzione e creazione; il legame che li unisce è la necessità di un’arte che si autogenera: subiscono il fascino delle voci che cercano di comunicare unicamente l’espressione della loro natura originaria. Graindelavoix cerca nei repertori antichi il carattere atemporale che li astrae dalla loro epoca e permette di avvicinarsi al germe dello spazio e del colore propri della voce. Per Graindelavoix i cantori sono uno strumento al servizio dell’essenza della Musica.